INCONTRO APERTO

La crisi pandemica ha reso palese la vulnerabilità della città e messo in evidenza l’urgenza di un cambio di marcia. Da più parti ci si sta interrogando e studiando il futuro di Torino, con parole d’ordine come “innovazione” e “inclusione”.

Quale apporto può dare la cultura a questa necessaria trasformazione?

Sarebbe stato interessante invitare altri comparti culturali della città, ma per evitare dispersioni si è pensato di cominciare dal teatro, e l’uscita dalla pandemia offre una giusta occasione per riflettere su un ipotetico nuovo ordine delle cose, scrutando l’orizzonte con sguardo lungo e, perché no, visionario, in cerca di soluzioni possibili.

Dopo tre anni di lavoro in rete nel contesto cittadino, Fertili Terreni Teatro, in collaborazione con le compagnie del territorio, propone una giornata di lavori per avviare una riflessione condivisa, un confronto di idee, proposte e visioni sul ruolo del teatro nella città che verrà.

Lo fa attraversando quattro temi di discussione: La città futura: spazio pubblico e spazio teatrale; Il sistema teatro nel tessuto urbano; Produzione, tra sostenibilità e nuovi modelli; Pubblico, spettatore o cittadino?

Benvenuto di Fertili Terreni Teatro

Luisella Carnelli, Osservatorio Culturale Piemonte

San Pietro in Vincoli Zona Teatro – Via San Pietro in Vincoli 28, Torino

La città futura: spazio pubblico e spazio teatrale

Nelle città in continua trasformazione, come possono i teatri e gli spazi culturali avere un ruolo determinante per la creazione di un ecosistema cittadino?

Molti urbanisti stanno pensando ad un superamento del concetto centro/periferia e considerano la necessità di avviare una trasformazione che veda le città come un “arcipelago di borghi”, ognuno con una propria dignità abitativa con servizi di prossimità. Un’idea di urbanistica orizzontale e non verticale.

In questa visione la cultura e il teatro possono avere un ruolo fondamentale se sapranno creare e valorizzare presidi diffusi in dialogo e in connessione con il territorio. Valutando anche i fallimenti di molti tentativi di portare la cultura tout court in periferia e per superare una visione centripeta, crediamo si debba avviare la creazione di un eco-sistema cittadino che dia forza a quelle tipologie di spazi culturali decentrati che agiscono in accordo con la riqualificazione urbana e con processi di identità, appartenenza, integrazione e produzione culturale.

A questa riflessione più generale, si deve aggiungere che, territorialmente, la metamorfosi della nostra città iniziata alla fine degli anni ’90 si è interrotta: la città si è marginalizzata, ha perso velocità e i settori con cui ha provato a ricostruirsi – turismo, cultura, immagine – paiono smarriti, come scoraggiati da una mancata visione di prospettiva e sviluppo.

Da qui la proposta di un dibattito pubblico sulla città futura negli assetti territoriali urbanistici e culturali ci pare fondamentale. Un confronto di idee e visioni per ristabilire una “cura” che porti ad un nuovo ordine delle cose per la città che verrà.

CONDUCE

Beppe Rosso, Acti Teatri Indipendenti

INTERVENGONO

Lucio Argano, Consulente Area Cultura PTSCLAS
Azzurra Spirito, Progetto Torino a prova di futuro 2030 di Forwardto, Università di Torino e Politecnico di Torino
Filippo Fonsatti, Direttore Fondazione del Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale
Lorenzo Barello, Responsabile Area Partecipazione e Sviluppo Culturale del Teatro Stabile di Torino
Massimo Giovara, Presidente Quinta Commissione Cultura Città di Torino
Paolo Verri, Manager culturale
Bruno Maria Ferraro, Tangram Teatro
Renzo Sicco, Assemblea Teatro

Bellarte – Via Bellardi 116 – Torino

Il sistema teatro nel tessuto urbano

In questo contesto di crisi rilevata dalla pandemia, è possibile ridisegnare un nuovo sistema che determini una convergenza di funzioni in nome di una vera visione di sviluppo?

Il teatro è strettamente connesso con il tessuto urbano. Se si accetta questa affermazione ne deriva che si dovrebbe definire un “sistema” che preveda, anche qui, uno sviluppo orizzontale e non verticale, che vada di pari passo con una nuova concezione della città. Per fare questo si devono ridefinire più precisamente le funzioni e gli obiettivi che i vari soggetti possono assumere.

La crisi determinata dal Covid19 ha messo in evidenza disfunzioni che già preesistevano e una mancanza di visione organica rivolta al futuro. L’uscita dalla pandemia è una buona occasione per reinventare un nuovo rapporto di sistema funzionale allo sviluppo del teatro e della cultura cittadina: un sistema che veda concorrere tutti ad una trasformazione necessaria, con pari dignità nelle diverse funzioni che ognuno svolge.

Questo vuol dire ridisegnare un nuovo sistema che sappia riconoscere e dare sviluppo a luoghi della cultura contemporanea, reinventando, con un ripensamento profondo di funzioni e responsabilità, l’intero settore, senza ruoli di subalternità e con la coscienza che ognuno può avere una missione di “complementarietà” allo sviluppo dell’intera filiera cittadina.

Oltre ai grandi teatri pubblici, che hanno svolto il loro ruolo, in questi anni sono nati una serie di teatri o presidi territoriali che stanno esercitando, non senza difficoltà, un ruolo di frontiera e di prossimità con nuovi pubblici, attraverso progetti di accoglienza e dialogo con i cittadini. Un ruolo trasformativo ed esplorativo supportato da una funzione artistica, sia produttiva che di ospitalità, preziosa per il territorio in cui sono immersi.

Non si devono poi dimenticare le innumerevoli compagnie che non hanno un proprio teatro o le più giovani start up che, insieme, fanno parte di quel humus necessario e vitale, le quali dovranno trovare i giusti luoghi che li possano accogliere e accompagnare nel loro percorso artistico. Sono tutte categorie con situazioni, esigenze e funzioni differenti che potrebbero trovare spazio di sviluppo attraverso una visione che guardi oltre all’esistente per dare vita ad una “politica del connettere” che sappia valorizzare le capacità e potenzialità di ognuno. Un sistema “osmotico” che generi capacità di cooperazione, senza negare la competitività necessaria, da parte di tutti gli attori – pubblici, privati, grandi e piccoli – e delle istituzioni locali per avviare percorsi di sviluppo condivisi che mobilitino risorse e competenze, presenti nel territorio. In altre parole realizzare una “speciale” convergenza di interessi, ognuno facendo la sua parte, riconosciuta, in nome di uno sviluppo cittadino.

CONDUCE

Simone Schinocca, Tedacà

INTERVENGONO

Paolo Dalla Sega, ALMED, Università Cattolica del Sacro Cuore
Matteo Negrin, Direttore Fondazione Piemonte dal Vivo
Francesca Gambetta, Missione Attrattività Fondazione Compagnia di San Paolo
Fabio Naggi, Unoteatro, AGIS Piemonte e Valle D’Aosta
Alba Porto, Serena Bavo, Coordinamento C.AR.PE.
Gabriele Boccaccini, Stalker Teatro

OFF TOPIC – Via Pallavicino 35 – Torino

Produzione, tra sostenibilità e nuovi modelli

Come immaginare un cambiamento dei modelli produttivi per ridare nuovo slancio alla creatività?

Nel ridefinire un sistema che dia forza di sviluppo e metta su un medesimo piano di necessità e dignità i “luoghi della cultura” del territorio cittadino, è inevitabile ripensare anche alla funzione produttiva, elemento irrinunciabile e fondamentale dell’agire artistico e della vocazione culturale.

La produzione, soffocata molte volte da un rapporto non paritario tra produttività e creatività, sbilanciato sul lato della produttività che di conseguenza non genera ricerca di valore ma di un prodotto sempre più veloce e sempre più immediatamente deperibile, potrebbe essere ripensata per trovare un equilibrio e individuare spazi, tempi e modi per il lavoro di “creazione”, fondamentale se vogliamo parlare di nuovi linguaggi ed innovazione.

E forse proprio la collocazione il più delle volte marginale, dal punto di vista urbanistico, di alcuni nuovi luoghi della cultura, potrebbe essere motore per un cambiamento dei modelli produttivi: fare della marginalità un punto di forza e creatività, per individuare tipologie di ricerca a diretto contatto con un ambiente e con un pubblico con cui confrontare il percorso artistico. Sempre considerando però che la produzione artistica non può essere edificante o consolatoria, ma conturbante almeno nel porre problemi concreti. Pensiamo quindi a una produttività che nutra il territorio e nel contempo trovi nutrimento creativo per competere anche sulla distribuzione di livello nazionale. Questo secondo livello del discorso non può essere considerato secondario, ma assolutamente prioritario per trovare nuovo slancio se vogliamo parlare di potenziamento della città.

È questa una possibilità di sviluppo che per essere attuata dovrà trovare una propria autonomia produttiva e di risorse e un’indipendenza di gioco non sempre legata ai grandi enti. Nel momento in cui i nuovi spazi della cultura acquisiscono sistematizzazione e diffusione a livello cittadino e, perché no, regionale, potrebbe portare anche un migliore equilibrio dal punto di vista distributivo. Nonché essere volano di nuova linfa produttiva: spazi messi a disposizione e affiancamento per le giovani compagnie e le start up del territorio, necessarie per un ricambio generazionale senza il quale non si può parlare di visione futura. Un nuovo assetto possibile che però dovrà essere supportato da sostenibilità e riconoscimento di funzione.

CONDUCE

Girolamo Lucania, Cubo Teatro

INTERVENGONO

Oliviero Ponte di Pino, Presidente Ateatro
Martha Friel, Fondazione Santagata
Francesca D’Ippolito, C.R.E.S.C.O.
Fabio Rizzio, Fondazione TPE Teatro Piemonte Europa
Paolo Stratta, Fondazione Cirko Vertigo
Lorena Senestro, Teatro della Caduta

San Pietro in Vincoli Zona Teatro – Via San Pietro in Vincoli 28, Torino

Pubblico, spettatore o cittadino?

Come rendere il teatro e la cultura contesti di interesse, crescita e benessere per tutti?

Chi è il pubblico oggi? O meglio, quale era prima della pandemia? E quale sarà? Domande a cui ora non è facile dar risposta, ma è innegabile affermare che solo una parte minima della popolazione cittadina, in genere appartenente al ceto medio-alto acculturato, frequenta i teatri. Non dimentichiamo che il pubblico è un elemento inscindibile dalla dialettica che si accende sullo spazio scenico. Il teatro nasce come agorà, ed ora intere fasce di popolazione non accedono a questo momento di confronto. Ma lo spettatore è anche elemento di visione critica dello spettacolo, purtroppo ora, molte volte, indotto ad essere “cliente”, con ruolo di puro consumo svuotato della sua essenza. Cosa possiamo fare per cambiare questa situazione, o meglio cosa dobbiamo cambiare per permettere a nuove fasce di popolazione di accedere e riconoscere nel teatro o nella cultura una forma di interesse e benessere?

Una strada, già indicata precedentemente è la riorganizzazione del territorio a livello di fruizione culturale, non solo dello spettacolo dal vivo ma anche delle biblioteche, dell’arte visiva, dei centri culturali. In questo senso la prossimità è uno degli elementi importanti: una vicinanza fisica nutrita da progetti di partecipazione più diretta, in ambienti possibilmente multimediali che, prima e dopo gli eventi, possano essere “abitati” dalla cittadinanza. Ambienti frequentati anche al di fuori del momento di pura rappresentazione, con azioni di avvicinamento e coinvolgimento creativo che possono essere utili e interessanti anche per l’artista. Senza dimenticare che anche le tematiche e i linguaggi, e non solo l’ambiente, sono importanti e devono trovare consonanza e capacità di generare “senso”.

I presidi culturali “periferici” possono assumersi questa responsabilità di sviluppo e la funzione di intercettare nuovo pubblico e generare dei veri e propri processi di integrazione culturale, tanto che dopo aver parlato per tanti anni di pubblico e poi di spettatore, inteso come utente già formato, oggi si potrebbe parlare e convergere la nostra attenzione sul cittadino. Un teatro per il cittadino, inteso come colui o colei che abita la città, al di fuori di qualsiasi differenza di etnia, religione o storicità acquisita.

CONDUCE

Beatrice Sarosiek, Fertili Terreni Teatro

INTERVENGONO

Bertram Niessen, CheFare
I Visionari di Fertili Terreni Teatro
Emiliano Bronzino, Teatro Ragazzi e Giovani Onlus
Giulio Graglia, consulente artistico Teatro Marenco di Novi Ligure
Rosa Mogliasso, CineTeatro Baretti
Simona Guandalini, Quinta Tinta
Luigi Orfeo, Casa Fools

IL TEATRO NELL'ECOSISTEMA URBANO. VISIONI E PROSPETTIVE.
In collaborazione con: Fondazione Cirko Vertigo, Assemblea Teatro, Quinta Tinta, Teatro della Caduta, Tangram Teatro, Casa Fools, CineTeatro Baretti, Stalker Teatro, Coordinamento C.AR.PE Torino, Unoteatro, Il Mutamento Zona Castalia, LabPerm. Aderiscono: Teatro Stabile Torino, Fondazione Piemonte dal Vivo, Fondazione Tpe, Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus, AGIS, C.R.E.S.C.O. Con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Regione Piemonte, Ministero della Cultura, TAP e il Patrocinio di Città di Torino, Circoscrizione 4, Circoscrizione 7.